Vicenza
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Provincia: |
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Coordinate: | Coordinate: | ||||||||
Altitudine: | 39 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 80,54 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 1421,14 ab./km² | ||||||||
Sito istituzionale |
Vicenza (in veneto: Vicenzsa o Vicensa) è una città di 114.525 abitanti, 214.597 con la cintura urbana, dell'Italia nord orientale, capoluogo dell'omonima provincia (854.477 abitanti) sita nella regione Veneto.
È conosciuta come la città del Palladio - che vi realizzò numerose architetture - ed è un luogo d'arte tra i più importanti non soltanto del Veneto. È infatti meta di turismo culturale con flussi da ogni parte d'Italia ed anche dall'estero. Costituendo una realizzazione artistica eccezionale per i numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio, la città è stata inserita, nel 1994, tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, di cui sono parte anche le ville palladiane del Veneto (dal 1996).
La città è anche un importante centro industriale e economico italiano, cuore di una provincia costellata di piccole e medie imprese il cui tessuto produttivo ha registrato nel 2007 il terzo posto in Italia per fatturato nelle esportazioni, trainate soprattutto dal settore metalmeccanico, tessile e orafo: quest'ultimo raggiunge nel capoluogo berico oltre un terzo del totale delle esportazioni di oreficeria, facendo di Vicenza la capitale italiana della lavorazione dell'oro.
Principali monumenti
Città di Vicenza e le Ville
Palladiane del Veneto City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto |
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La Basilica Palladiana, riedificata a partire dal 1549 dal Palladio è il più celebre edificio pubblico. Affacciato su Piazza dei Signori, costituiva già nel medioevo il fulcro di attività non solo politiche (consiglio cittadino, tribunale) ma anche economiche. All'edificio originario, realizzato in forme gotiche, Palladio aggiunse le sue logge classicheggianti in pietra bianca, risolvendo i difficili problemi statici e adottando, grazie all'uso della serliana, un ingegnoso stratagemma per nascondere le differenti distanze tra i pilastri ereditate dai precedenti cantieri. L'ambiziosa copertura a carena di nave rovesciata, ricoperta da lastre di rame, in parte sollevata da grandi archivolti, risalente a metà Quattrocento, fu distrutta durante un bombardamento nella seconda guerra mondiale e ricostruita; è ora oggetto di un sofisticato restauro iniziato nel 2007 la cui conclusione è prevista per la primavera del 2009.
A fianco della Basilica svetta la Torre Bissara.
Palazzo Chiericati, oggi pinacoteca civica, fu costruito tra il 1550 e il 1680 sempre da Palladio come residenza privata nobiliare. Il grande palazzo è costituito da un corpo centrale con due ali simmetriche leggermente arretrate, dotate di grandi logge al livello del piano nobile. L'armonica facciata è strutturata in due ordini sovrapposti, soluzione fino ad allora mai utilizzata per una residenza privata di città, con un coronamento di statue. Ubicata laddove un tempo confluivano il Bacchiglione e il Retrone, l'architetto la rialzò per evitare esondazioni.
Il vicino teatro Olimpico, iniziato nel 1580 quale ultimo progetto di Palladio e finito dall'allievo Vincenzo Scamozzi, è generalmente ritenuto il primo esempio di teatro stabile coperto dell'epoca moderna. Fu ultimato postumo limitatamente alla cavea completa di loggia e al proscenio. Scamozzi disegnò le scene lignee, di grande effetto per il loro illusionismo prospettico e la cura del dettaglio, che si possono tuttora ammirare. Fu inaugurato il 3 marzo 1585 con la rappresentazione dell'Edipo re di Sofocle ed è tuttora utilizzato.
Casa Pigafetta, edificata nel 1440, fu dimora di Antonio Pigafetta, che la rielaborò nel 1481 fino ad assumere le sembianze attuali. È un raro esempio di gotico fiorito, con singolari partiture decorative incentrate sul motivo a torciglione. Le porte laterali sono trilobate, in arabesco. Il portale rinascimentale è affiancato da un motto che allude allo stemma di famiglia.
Nei pressi il fiume Retrone è scavalcato dal caratteristico Ponte San Michele, del 1623, da cui si gode la vista di una parte del Centro Storico della città.
Villa Capra detta la Rotonda, costruita da Palladio a partire dal 1566 circa a ridosso della città, è una innovativa villa suburbana originariamente intesa per funzioni di rappresentanza, ma anche come tranquillo rifugio di meditazione e studio. È uno dei primissimi esempi dell'applicazione di una pianta centrale ad un edificio privato. Consiste di un edificio quadrato, completamente simmetrico ed inscrivibile in un cerchio perfetto. Ognuna delle quattro facciate identiche è dotata di un avancorpo con loggia da cui si accede alla sala centrale, sormontata da una cupola (conclusa da Scamozzi). Anche nell'apparato decorativo sono inseriti elementi formali destinati a suggerire un senso di sacralità. Sita sopra la cima tondeggiante di un piccolo colle accanto a Monte Berico, la sua pianta fu ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali per consentire ad ogni stanza un'analoga esposizione solare.
Villa Valmarana "Ai Nani", anch'essa opera del Palladio è situata alle pendici di Monte Berico. Proprietà della famiglia nobiliare dei Valmarana, è ancor oggi in parte abitata dalla famiglia. È caratterizzata da sculture in pietra rappresentanti dei nani, un tempo sparsi nel parco, oggi allineati sul muro di cinta (da cui il nomignolo con cui è conosciuta). La villa si trova a poca distanza dalla Villa Capra detta la Rotonda. Il viale di accesso alla villa si dirama infatti dalla strada per la Rotonda, distante poche centinaia di metri.
Palazzo Leoni Montanari, del 1678 e completato nella prima metà del Settecento, è un edificio barocco eretto laddove i Leoni Montanari già possedevano i propri stabili, accogliendo sale per la filatura della seta, decorato con affreschi da Paolo Pagani con episodi della mitologia greco-romana. Nel XVIII secolo subì una rivisitazione in stile neoclassico. Ospita attualmente un museo privato (di proprietà di Banca Intesa) in cui sono esposti alcuni capolavori della pittura veneta e una collezione di icone russe.
La Loggia del Capitanio è un palazzo di Andrea Palladio che si affaccia sulla centrale Piazza dei Signori, di fronte alla Basilica Palladiana. Fu decorato da Lorenzo Rubini. Il palazzo fu progettato nel 1565 e costruito dal 1571 al 1572 come residenza per il rappresentante della Repubblica di Venezia in città. Oggi è sede del consiglio comunale.
La Basilica dei Santissimi Felice e Fortunato, eretta nel X secolo, è una basilica paleocristiana inizialmente rettangolare, poi raddoppiata e divisa in tre navate. I benedettini, a seguito delle invasioni ungare, edificarono un nuovo battistero e l'abside semicircolare, aggiungendo il campanile e il rosone, nonché una sequenza di archetti ciechi e una croce bizantina in facciata. Fu ricostruito un secolo dopo la distruzione, per volere del vescovo Rodolfo e con il contributo dell'imperatore Ottone II.
Il santuario della Madonna di Monte Berico, realizzato in due tempi, prima nel 1428, poi concluso nel 1703 da Carlo Borella, è costituito da due chiese risalenti a due epoche diverse: la prima di stile gotico, la seconda una basilica in stile classico e barocco. All'interno è visibile il dipinto La cena di San Gregorio Magno di Paolo Veronese. Il campanile, del 1826, fu disegnato da Antonio Piovene. La costruzione commemora le due apparizioni della Madonna ad una pia donna vicentina, Vincenza Pasini, che abitava in un paesello della provincia, e la liberazione della città da una terribile pestilenza.
L'oratorio di San Nicola da Tolentino, finito nel 1678 su commissione dell'omonima confraternita, è una cappella che ospita un ciclo di tele incentrate sulla vita del Santo, tra i massimi vertici del misurato barocco vicentino.
Gastronomia
Numerosi sono i piatti tipici del territorio vicentino.

Fra i primi piatti sono rinomati il risotto con i bruscandoli che si raccolgono al margine dei sentieri nei boschi dei Colli Berici, risi e bisi o la pasta e fagioli alla vicentina, che si differenzia da quella preparata nelle altre zone del Veneto per l'utilizzo di tagliatelle all'uovo, o anche la panà o zuppa di pane raffermo e brodo di pollo.
Piatto assolutamente locale sono i Bigoi co' l'arna, sorta di grossi spaghetti di grano tenero tradizionalmente trafilati col torchio girato a mano e conditi con un ragù di anatra. Tipici inizialmente della cittadina di Thiene, sono stati con il tempo apprezzati in tutta la provincia
Fra i secondi piatti ricordiamo il bacalà alla vicentina, comparso sulle tavole vicentine nel XVI secolo: esso è un piatto a base di stoccafisso servito su un letto di polenta.
La sopressa Vicentina è una sorta di grosso salame del diametro di circa 8 cm, prodotto con carne di solo maiale (possono essere utilizzate spalla, prosciutto, capocollo, ma anche altre parti del suino), sale, pepe e salnitro, privo di conservanti. Anch'essa è caratterizzata dal marchio D.O.P..
Un prodotto particolare, tutelato come presidio Slow Food è l'oca in onto prodotta un tempo in tutto il veneto, ma soprattutto nel basso vicentino e sui Colli Berici.
Un dolce molto rustico, la putana di farina di mais e fichi, si vende oggi nelle pasticcerie in una versione ingentilita che sta a metà tra la pinza veneta e la nicolotta veneziana. La versione tradizionale prevede un dolce di farina gialla, strutto e alloro, con poco zucchero e arricchita di mele, uva appassita in granaio, fichi secchi, noci e talvolta scorza d'arancia grattugiata. Si cuoceva sotto le braci del focolare ancora sino all'anteguerra. La versione attuale si compone di farina gialla, pane ammollato nel latte, burro, zucchero o miele, canditi, uvetta, pinoli. L'autoironia di un'équipe di pasticceri vicentini ha portato alla creazione ex novo di un dolce denominato la gata (derivato dal soprannome "Vicentini magnagati") che utilizza ingredienti della tradizione (non manca un goccio di grappa), nel tentativo di colmare la lacuna nella gastronomia locale che di fatto non ha un dolce tipico.
Importante anche la produzione vitivinicola che s'inserisce in varie parti del territorio provinciale.
Soprannome
Gli abitanti di Vicenza vengono scherzosamente chiamati magnagati. L'origine di tale termine secondo alcuni potrebbe risalire al periodo della peste del 1600. Documentazioni dell'epoca mostrano che a Vicenza si allevassero i gatti come lotta ai topi con l'effetto di attenuazione dell'epidemia. Tale rilevazione fu comunicata alla Repubblica Serenissima e venne subito girata alle altre città venete che provvederono ad imitare l'esempio di Vicenza. Quando la pestilenza terminò è verosimile pensare che la popolazione affamata di tutte le città mangiasse i gatti. Vicenza, arricchitasi di gatti prima delle altre città, rimase, per così dire, in testa alla classifica di tale tipo di alimentazione attirandosi così l'attributo di città di magnagati. Al momento il gatto rappresenta a Vicenza numerosi circoli culturali e sportivi.
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