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Verona

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Verona
Panorama di Verona
   
       
Stato: bandiera Italia
Regione: Veneto
Provincia: stemma Verona
Altitudine: 59 m s.l.m.
Superficie: 206,64 km²
Abitanti:
265.246 2008
Densità: 1282,8 ab./km²
Sito istituzionale

Verona è una città del Veneto che con i suoi 265.246 abitanti (2008) è il secondo comune per popolazione della regione e del Triveneto. L'area metropolitana veronese è di 1070,9 km² e conta una popolazione di circa 500.000 abitanti.

Capoluogo dell'omonima provincia, una delle sette in cui è suddivisa la regione, Verona è visitata ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, molti dei quali stranieri, per la sua ricchezza artistica e le varie manifestazioni annuali, come ad esempio la stagione lirica areniana.

La città deve la propria importanza storico-economica alla sua posizione geografica e al suo assetto idrogeologico. Tra i monumenti più conosciuti della città vi sono l'Arena e la casa di Giulietta.

Storia

Panorama della città da Castel San Pietro
(Nell'immagine: panorama della città da Castel San Pietro)

Verona è stata abitata fin dalla preistoria con alcuni insediamenti sull'altura che domina il fiume Adige: il colle San Pietro. Si dibatte ancora oggi su quale sia la popolazione che ha dato vita al primo insediamento in zona: l'ipotesi più accreditata vede all'origine un insediamento della popolazione dei Reti, tesi sostenuta anche dallo scrittore romano Plinio il Vecchio, oppure una popolazione di Galli Cenomani, ipotesi sostenuta invece da Tito Livio. Altre ipotesi parlano di un'improbabile origine etrusca (dovuta alla presenza in zona degli Arusnati, popolo di origine incerta e da alcuni ritenuto etrusco) e, infine, l'ipotesi paleoveneta afferma che la città sarebbe stata fondata dalla popolazione locale degli Euganei.

Fu, però, solo con la fondazione della colonia romana nell'ansa dell'Adige (89 a.C.) che iniziò il periodo di grande splendore della città. Da piccolo e sconosciuto insediamento, i romani ne fecero un capolavoro d'arte costruendo grandi monumenti, alcuni ancora oggi visibili. La città fu in seguito particolarmente utilizzata nel III secolo d.C., come base militare da utilizzare contro i barbari, e venne rafforzata dall'imperatore Gallieno, che fece ampliare le mura cittadine.

Dal V al XII secolo Verona passò in continuazione sotto il dominio di popolazioni barbare: dai Visigoti di Alarico I e le distruzioni portate da Attila, passando per il dominio degli Ostrogoti di Teodorico il Grande, fino ad arrivare all'occupazione dei Longobardi guidati da Alboino. Nel 774, proprio a Verona, i Franchi di Carlo Magno sconfissero l'ultimo re dei Longobardi, Adelchi, fatto che decretò la fine del periodo Longobardo.

Dal 1136 Verona divenne Comune, entrando in una fase di transizione dal feudalesimo. Da allora si susseguirono svariate guerre e la città fu spesso utilizzata come fortezza. Dominata inizialmente da Ezzelino da Romano, passò poi tra le mani degli Scaligeri (1262), che ampliarono notevolmente la città e i suoi domini. Dal 1387 Verona divenne territorio dei Visconti, quindi dei Carrara, ed infine, nel 1405, della Serenissima. Sotto il dominio di Venezia seguirono quasi quattro secoli di relativa pace, con una breve ma sanguinosa parentesi (1509-1516) al tempo della guerra della Lega di Cambrai, quando la città fu occupata dalle truppe imperiali.

La torre medioevale dei Lamberti a Verona

Nel 1796 la città venne conquistata dalle armate di Napoleone, che nel 1797 la cedette agli austriaci con il Trattato di Campoformio, dopo che la città aveva tentato una coraggiosa rivolta antifrancese (le Pasque Veronesi). Col successivo Trattato di Lunéville (1801) Verona venne divisa in due lungo il corso dell'Adige: la parte destra ai francesi, la sinistra (che i francesi chiamarono dispregiativamente Veronette, da cui il nome Veronetta) agli austriaci, e così rimase fino al 1805 quando questi ultimi cedettero l'intero Veneto alla Francia.

Con il Congresso di Vienna (1815), Verona fu stabilmente in mano austriaca e lo resterà fino al 1866, diventando il vertice strategicamente più importante del Quadrilatero, l'area di maggiore importanza militare asburgica che doveva fungere da cuscinetto contro gli assalti dei Piemontesi che miravano alla conquista del Lombardo-Veneto austriaco.

La storia di Verona italiana ebbe inizio il 16 ottobre 1866 con la conquista del Veneto da parte dei Savoia a seguito della terza guerra di indipendenza: di qui in avanti la città passò un periodo di relativa tranquillità, supportato però da una crisi economica che durò fin dopo la seconda guerra mondiale, e che ebbe come principale conseguenza l'emigrazione di centinaia di migliaia di veronesi.

Nel 1882 Verona fu colpita da una tremenda alluvione, e l'Adige allagò buona parte della città. Negli anni successivi, per proteggere la città da altre piene, vennero edificati i cosiddetti muraglioni, e la città dovette così rinunciare ad uno dei suoi aspetti più caratteristici, di "città che viveva sull'acqua".

Il bombardamento aereo di Verona del luglio 1944

Durissima fu la parentesi della seconda guerra mondiale, durante la quale fu una delle città più colpite dai bombardamenti. Dopo la caduta del fascismo (1943), Verona era infatti diventata centro nevralgico dei "repubblichini" nazifascisti. Il processo intentato contro Galeazzo Ciano e altri gerarchi fascisti accusati di aver tramato con Badoglio per far arrestare Mussolini, decretò l'esecuzione sommaria della "fronda" sulle rive dell'Adige.

Con esso il regime di Salò divenne, se possibile, ancora più violento e persecutorio. L'attuale santuario di Lourdes sul colle di san Leonardo (protettore dei carcerati), già sede di una chiesa omonima dal XII secolo, espropriato da Napoleone e trasformato dagli austriaci nel 1838 nel fortilizio di San Leonardo, fu trasformato nel 1943 in carcere politico adibito alla persecuzione di cittadini ebrei, antifascisti e prigionieri di guerra.

Nel secondo dopoguerra, con l'ingresso dell'Italia nella NATO, Verona acquistò nuovamente importanza strategica, vista la relativa vicinanza della cortina di ferro. La città divenne sede del Comando delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (FTASE) e vide per tutto il periodo della guerra fredda una forte presenza militare, soprattutto statunitense, che sta scemando solamente in questi ultimi anni.

Oggi Verona si presenta come un'importante e dinamica città, economicamente molto attiva, e anche meta turistica di rilievo grazie alla sua storia millenaria, ove il passato romano convive a fianco della Verona scaligera, che per molti versi ne riprende i motivi architettonici e artistici.

Epoca veneziana

L'epoca della dominazione veneziana a Verona fu molto feconda soprattutto per l'edilizia privata e militare. In particolare, protagonista assoluto del XVI secolo fu l'architetto veronese Michele Sanmicheli, che abbellì Verona di numerosi palazzi, e venne scelto dalla Serenissima per la costruzione delle porte d'ingresso alla città.

Porta Nuova è un esempio dello stile sanmicheliano: eretta tra il 1535 ed il 1540, la sua posizione andava a generare l'importante corso Porta Nuova, che si conclude ai portoni della Bra. Le due facciate sono costruite in ordine dorico: quella verso la città in tufo, mentre la facciata rivolta verso la campagna in pietra bianca. La porta è importante anche storicamente perché durante una serie di rivolte, dette pasque veronesi, contro le guarnigioni napoleoniche, rimasero intrappolati all'interno circa duecento soldati francesi, che avevano cercato di difendere la porta.

Ci fu successivamente anche la costruzione di porta Palio, tra il 1542 ed il 1557, che, nonostante la minore importanza rispetto porta Nuova, appare più interessante sotto il profilo culturale ed artistico: di pianta rettangolare, verso l'esterno presenta tre archi con colonne doriche, all'interno cinque archi, ognuno munito di due colonne. La facciata esterna riprende schemi compositivi desunti dal teatro romano di Verona.

Vi è poi Porta San Zeno, conclusa nel 1542, la cui facciata Sanmicheli ha interpretato come un arco di trionfo, con colonne di ordine ionico, e molte decorazioni (come medaglie, stemmi e fregi). In questo caso come materiale sono stati utilizzati, oltre a pietra bianca, anche mattoni rossi, molto utilizzati soprattutto negli edifici scaligeri.

Sempre opera del Sanmicheli sono palazzo Canossa, palazzo Pompei, palazzo Bevilacqua, e palazzo Della Torre. Quest'ultimo, però, secondo alcuni critici è ritenuto opera di Domenico Curtoni nel XVII secolo. L'autore più probabile potrebbe essere però Bernardino Brugnoli, un parente del Sanmicheli, che lavorò spesso con lui, e dunque prese in parte il suo stile e la sua tecnica.

Palazzo Maffei e il leone marciano in piazza Erbe

Sicuramente opera di Michele Sanmicheli fu invece palazzo Canossa, costruito su commissione della famiglia dei marchesi di Canossa, una delle famiglie più antiche ed illustri d'Italia. L'edificio ospitò tra l'altro, nel 1822, il celebre congresso di Verona, a cui parteciparono quasi tutti gli stati d'Europa. Sanmicheli cercò di allineare, mediante la facciata monumentale, i fondali opposti di porta Borsari e dell'arco dei Gavi, dando un'impostazione scenografica alla via che permane tutt'oggi. Un soffitto fu affrescato dal famoso Tiepolo, ma è andato perduto durante i bombardamenti che colpirono la città durate la seconda guerra mondiale.

Palazzo Bevilacqua è uno dei palazzi più raffinati e ricchi di particolari della città, con una facciata realizzata in due ordini, quello inferiore più massiccio, e quello superiore maggiormente slanciato ed elegante. Il palazzo accoglieva celebri dipinti, tra cui La pietà della lacrima di Giovan Francesco Caroto, il Paradiso del Tintoretto, un ritratto di Donna con bambino di Paolo Veronese.

Palazzo Pompei segue lo stile neoclassico di Sanmicheli, e grazie alla donazione dai proprietari, alla loro morte, al comune di Verona del palazzo, l'edificio ospita oggi il museo civico di storia naturale, con oltre due milioni di reperti geologici, paleontologici, zoologici, preistorici e di botanica.

Il leone di San Marco, posto su una colonna in piazza delle Erbe, simbolo massimo della Verona veneziana

Una storia particolare ha poi palazzo Turchi, commesso dal cavaliere Pio Turchi, e costruito pochi anni dopo la battaglia di Lepanto del 1571, dove la flotta della Serenissima sconfisse la flotta ottomana; Pio Turchi fu portavoce della comunità veronese alle grandi celebrazioni della vittoria a Venezia. Il palazzo era decorato da statue di personaggi turchi, facenti parte del bottino della battaglia di Lepanto, e ad alcune di queste venne decapitata la testa, che fu esposta in piazza delle Erbe, proprio nel luogo dove venivano solitamente mostrate le teste dei condannati a morte.

Altri palazzi, situati rispettivamente in piazza dei Signori e piazza Erbe, sono la loggia del Consiglio e palazzo Maffei. La loggia del Consiglio possiede colonne di marmo, molte sculture e affreschi, tra cui due altorilievi bronzei raffiguranti l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata, tolti però nell'Ottocento. La loggia può considerarsi uno dei simboli maggiori del rinascimento veronese. Palazzo Maffei è un palazzo del XV secolo, ingrandito nel 1629 su decisione di Marcantonio Maffei. Costruito in stile barocco, è allo stesso tempo imponente ed elegante, su tre piani, con una facciata talmente bella da catturare l'attenzione del turista occasionale e non. Di fronte al palazzo si trova una colonna sormontata dal leone di San Marco, a cui i veronesi sono particolarmente legati.

Epoca austriaca

L'entrata principale dell'arsenale Franz Josef I

Verona fu sotto servitù militare per tutto il periodo in cui vi fu la dominazione austriaca, per cui lo sviluppo edilizio privato fu scarso, a fronte però di un grande sviluppo delle strutture militari. In particolare furono ricostruiti e potenziati tutti i bastioni (che erano stati semidistrutti dai francesi) e venne creata ex-novo un'impenetrabile rete di forti, in particolare a ovest della città (rivolti verso il crescente stato sabaudo) e sul colle San Pietro. Uno degli edifici che può riassumere il pensiero architettonico asburgico è l'arsenale Franz Josef I, gigantesco complesso militare, con un perimetro di 392 metri per 176 metri, e munito di numerose torri di guardia; composto da nove edifici, sul lato maggiore si trova l'edificio di comando, internamente si trovano tre isolati destinati agli uffici amministrativi e progettuali, ed ai loro lati trovano posto magazzini e scuderie. L'arsenale si ispira all'architettura tedesca, ma anche allo stile neogotico, stili fino ad allora lontani alla realtà veronese, tanto che vennero utilizzati in parte mattoni rossi nella costruzione, materiale molto utilizzato nell'epoca scaligera, in modo da non allontanare troppo lo stile architettonico da quello cittadino.

Simile all'arsenale nell'architettura è il Castel San Pietro, una caserma ispirata in parte ai castelli tedeschi. Nell'edificio erano presenti le camerate per l'esercito, alloggi ed uffici per gli ufficiali, depositi e officine. La caserma poteva essere utilizzata da due compagnie di fanteria e 32 artiglieri, per un totale di di 460 soldati. Il piazzale davanti a castel San Pietro poteva essere utilizzato dall'artiglieria per colpire la città dall'alto in caso di guerra (o rivolta).

La Gran Guardia, iniziata dai veneziani e conclusa dagli austriaci

Due palazzi importanti, costruiti inizialmente ad uso civile e per chiudere piazza Bra, anche se poi utilizzati dall'esercito asburgico, sono il palazzo della Gran Guardia e palazzo Barbieri, originariamente chiamato Palazzo della Gran Guardia Nuova. La costruzione del palazzo della Gran Guardia è stata molto lunga e travagliata, iniziata già nel XVII secolo. Nel 1848 i lavori erano ancora in corso, e furono fermati perché l'edificio venne utilizzato dall'esercito austriaco durante la prima guerra d'indipendenza. La Gran Guardia fu finalmente conclusa nel 1853. Grazie alla sua mole ed alla sua forma è riuscita a tenere testa all'Arena, che si trova a poche decine di metri di distanza, oltre i giardini di piazza Bra. Palazzo Barbieri è un edificio in stile neoclassico progettato dall’ingegnere Giuseppe Barbieri; la sua costruzione iniziò nel 1836 e venne portata a termine nel 1848. Durante l’occupazione austriaca il palazzo fu adibito prevalentemente ad usi bellici e solo dopo l'unione del Veneto al Regno d'Italia si scelse, per la sua importanza e la sua centralità, di destinarlo a sede degli uffici comunali.

Edificio molto importante è il teatro Nuovo, inaugurato il 12 settembre 1846, con la rappresentazione dell'Attila di Verdi. Nel teatro si svolsero numerosi episodi di insofferenza verso il dominio austriaco: il primo, già all'inaugurazione del teatro, vide il veronese Vittorio Merighi comporre un sonetto patriottico dedicato alla prima donna dello spettacolo, che entusiasmò il pubblico. Questo fatto portò disagio alla polizia austriaca (che nemmeno si era accorta dell'accaduto), dato che il componimento riportava:

Il centro storico di Verona

Alla chiusura della stagione teatrale vi fu una nuova dimostrazione. Merighi si beffò nuovamente della polizia: scrisse una nuova ode, praticamente un inno all'Italia personificata e contro lo Straniero, che codardo e maligno ha perenne sull'Italia il sogghigno. Il giornale di Verona, controllato dalla polizia austriaca, non poté negare l'accaduto, ma non spiegò nemmeno il vero motivo dell'entusiasmo ed il contenuto dell'ode. Il 18 marzo 1848 giunse a Verona ad assistere ad un dramma nel Teatro Nuovo addirittura il viceré del Regno Lombardo-Veneto, e la polizia, per creare consenso, divulgò la voce che era venuto a portare vantaggi alla città. Lo stesso giorno arrivò la notizia che Vienna stava insorgendo, che Metternich era fuggito, e l'imperatore Ferdinando I aveva dovuto concedere la Costituzione. L'annuncio si sparse per Verona, e la cittadinanza si radunò al Teatro Nuovo durante lo spettacolo. Le cronache raccontano di un vero delirio, e di una folla festosa ed inneggiante all'Italia e a Pio IX. Il teatro venne per questo chiuso sino alla fine del 1849.

Anche attraverso William Shakespeare, Verona è oggi una città ampiamente conosciuta ed ammirata nel mondo. Shakespeare non visitò mai Verona, ma la conobbe attraverso scritti di Luigi da Porto, Masuccio Salernitano e Matteo Bandello, che lo ispirarono per la sua opera più famosa, se si può inserire una gerarchia nelle sue opere: Romeo e Giulietta.

Shakespeare si immaginava Verona come una sorta di Venezia con canali e gondole, forse ispirato dai pittori veneziani alla corte di Londra. Egli aveva probabilmente un rapporto particolare con l'immagine che si era creato della città, tanto che ambientò o diede origine a diversi suoi personaggi a Verona. Vanno ricordate anche le due commedie I due gentiluomini di Verona e La bisbetica domata, ambientata a Padova, ma con il personaggio maschile centrale, Petruccio, veronese.

Il famoso balcone della casa di Giulietta

Proprio in funzione scespiriana sono presenti nel mondo ben 27 località di nome Verona: le varie Verona statunitensi, canadesi ed australiane nascono dalle sue opere. L'amore di Shakespeare è ricambiato dai veronesi: l'Estate teatrale veronese ha il programma diviso a metà fra lui e Carlo Goldoni e Shakespeare è ricordato spesso nella vita veronese.

L'appellativo Verona città dell'amore dipende essenzialmente dal grande drammaturgo inglese. Ciò è ricordato dai versi messi in bocca a Romeo scritti su una lapide posta sulla parte interna dei portoni della Bra:

Lo straordinario fascino che la tragedia di Shakespeare esercita da sempre nell'animo dei veronesi e dei molti visitatori ha portato ad individuare diversi siti in cui, secondo l'interpretazione di alcuni, si sarebbero realmente svolte le vicende dei due amanti veronesi. Il più famoso e più visitato è certamente la casa di Giulietta in via Cappello, con il celebre balcone; poco lontana è la Casa di Romeo, in via Arche Scaligere, che riporta sulla facciata i versi:

La Tomba di Giulietta si trova invece nell'ex convento dei Cappuccini, poco fuori le mura scaligere. Qui, nella cripta, è ospitato il sarcofago che secondo la leggenda avrebbe accolto le spoglie della giovane. Oggi il complesso è utilizzato dal Comune di Verona per celebrare i matrimoni civili.

Sono effettivamente esistite a Verona due famiglie di nome Montecchi e Capuleti (o Cappelletti): i Montecchi, importanti mercanti veronesi, furono veramente coinvolti in lotte sanguinose per il controllo del potere a Verona, anche se non si hanno notizie di rivalità con la famiglia dei Capuleti. Si ha poi conoscenza della presenza dei Capuleti fino agli anni della permanenza di Dante a Verona, nella attuale casa di Giulietta, dove la loro presenza è testimoniata dallo stemma del cappello sulla chiave di volta dell'arco nel cortile dell'edificio, dove, a inizio Novecento, è stato ricostruito il famoso balcone: quindi la casa di Giulietta è la reale casa dei Capuleti, anche se la storia d'amore è frutto della fantasia scespiriana. L'identificazione degli altri edifici non ha invece alcun fondamento storico, e si tratta semplicemente di costruzioni medievali riadattate in tempi più o meno recenti a beneficio dei visitatori.

 

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